martedì 17 luglio 2012

We Shall Overcome


-Inizio Registrazione Vocale-
Horyzon, Capital City

Non riesco a togliermelo dalla mente. Non sono bastati i giorni trascorsi e non è bastato sentire le risate di Hope per cancellare il tutto. Quella sera l'ho portata al luna park qui a Capital City. Vedere la gioia nei suoi occhi non è servito a cancellare quei collari di cuoio che ho visto al collo degli schiavi su Hall Point.
Hall Point. Non sono in sintonia con il loro modo di andare avanti, ma allo stesso tempo non riesco a stare lontana da quel posto. Trattano, fanno soldi sulle disgrazie altrui.
Mia nonna anni addietro mi raccontò tanti enigmi provenienti dalla Terra-che-fù. Chi meglio di lei specializzata nella vecchia storia poteva saperle. In ogni pianeta, in tutti i tempi vi è sempre stata la schiavitù e vi è sempre stato chi è andato contro a combatterla. Le leggi di alcuni paesi lo permettono. Essere schiavi è non avere diritti, ma solo doveri. Doveri da svolgere senza poter mai alzare la testa, qualsiasi cosa venga richiesto di fare. Avere doveri, significa non avere un anima, non avere sogni. Non avere voglia di andare avanti. Avere doveri significa dover subire e basta.
Ho chiamato mia madre dopo aver visto quella scena. "Erano quelle le situazioni in cui bisogna tenere la bocca chiusa, mamma? Erano quelle le situazioni in cui una donna di classe deve solo fare complimenti e mai andare contro?"
Quell'uomo, un certo Olson e chissà cosa dopo, mi è sfuggito di poco. Non sarei riuscita a tenere la bocca chiusa, non sarei riuscita a fare complimenti senza avere voglia di saltare sui suoi schiavi e liberarli. E' entrato come il padrone dei padroni, in una parata per mostrare i suoi schiavi e far sapere che sono la sua fonte di reddito. Si è fermato a parlare con Electra Williams. Lei mi ha detto che Hall Point ci guadagna tanto in quello scambio. Come si può guadagnare sulle disgrazie altrui? Quell'uomo avrà ppiù soldi di me nel suo conto bancario, ma io ho imparato la parola Rispetto.
"Sabina, non puoi cambiare ciò che è così da anni e anni se non secoli" Me lo ha detto anche il giardiniere che ho conosciuto, Roman Sternberg. No, non potrò mai cambiare ciò che è scritto nelle leggi e nella storia, ma posso fare qualcosa. Spero di non ritrovarmi mai più davanti ad una scena del genere e se mai dovesse ricapitare voglio avere la forza e il coraggio di andarvi contro.
Ieri sera ho incontrato Adrian Duster. Abbiamo cenato all'Unification Park, sotto ad un gazebo perchè pioveva. La mia cucina gli è piaciuta veramente e ne sono contenta, oltre al fatto che sono stata benissimo insieme a lui. Per un attimo ho avuto il timore di poter rovinare tutto. Ho parlato apertamente. Non posso dargli niente se non l'amicizia e la mia compagnia. Mi sono sentita quanto una donna che lavora alla Shouye. Niente amore. Un solo cuore spezzato a metà che non vuole ricomporsi e che appartiene a chi non c'è più e a chi non conosce niente altro che l'innocenza della sua età. Fortunatamente ha apprezzato la mia sincerità e non se l'è presa. Vuole rivedermi. L'ho capito dalle mille volte in cui me l'ha detto. Lo rivedrò. Mi piace la sua compagnia e la sua allegria.
Nell'intermezzo tra una cosa e l'altra ho avuto modo di approfondire anche la conoscenza con Gab Astrom.
Quel ragazzo mi ha ricordato me, prima di conoscere Julius. La rigidezza dell'etichetta, il non dover far trapelare nessuna emozione. Come avere un collare di cuoio al collo. E' un ottimo artista, il suo modo di premere i tasti di un pianoforte è stupendo. Spero possa trovare anche il modo di andare avanti. Mi è sembrato un pò indeciso ancora. In fondo lo capisco però. Non è facile.
Questo pomeriggio ho fatto partire un pò di pubblicità. Speravo di poterlo fare in altro modo. Ma qui non si muove niente e come andare avanti mi rimane sempre più difficile.
Sono stanca senza fare niente.

-Fine Registrazione Vocale-